Postoperatorio e possibili complicanze

Postoperatorio

Il dolore e il disagio che possono comparire durante il periodo post-operatorio dipendono in parte dal tipo di tecnica chirurgica utilizzata e in parte dalla comparsa di eventuali complicanze. La riparazione della parete addominale può determinare una sensazione dolorosa o di tensione a livello della linea mediana ed eventualmente a livello delle linee di plicatura dei muscoli Obliqui. La sintomatologia viene tendenzialmente controllata con i comuni analgesici.

A seconda della tecnica potrebbero essere posizionati dei drenaggi: nelle procedure aperte tendenzialmente ne vengono posizionati due, il primo dei quali verrà rimosso dopo circa quattro giorni e il secondo dei quali dopo circa 7-8 giorni. Se il decorso si presenta regolare i punti verranno tolti dopo 12- 14 giorni, ma anche in questo ogni caso è a sè.

Consigliamo una guaina post-operatoria da mantenere per circa 30 giorni e a livello di attività fisica consigliamo molta prudenza per i primi 30 giorni e astensione dall’attività fisica dedicata per ulteriori 60 giorni. Questo per ottenere una cicatrizzazione efficace e matura a livello della nostra riparazione fasciale prima di sollecitazioni dedicate.

Le complicanze

Dopo aver preso la decisione di sottoporci ad un intervento chirurgico, con le giuste paure e le incognite che ciò comporta, bisogna prendere coscienza anche di quali siano i rischi e le possibili complicanze di questo tipo di chirurgia. Queste complicanze possono essere di tipo generico, cioè correlate alla pratica generale della chirurgia, e di tipo specifico, correlate cioè al tipo di tecnica utilizzata.

Complicanze generiche

Tra le complicanze generiche più frequenti in interventi di Chirurgia della Parete osserviamo: 

  • Ematoma – nel nostro caso un ematoma può essere una complicanza di rilievo, dato che lo scollamento in alcune tecniche è significativo (lo spazio in cui “poter sanguinare” è ampio). 
  • Seroma – Si tratta di una raccolta di liquido sieroso, che si accumula in una cavità corporea, solitamente nel sito chirurgico. Può comparire come una tumefazione o un rigonfiamento, spesso accompagnato da dolore, sensazione di tensione o disagio. Per scongiurarlo si lascia di solito un drenaggio sottocutaneo per qualche giorno. Nel caso di seroma cronico è indicato il trattamento chirurgico.
  • Alterazioni cicatriziali – Una cicatrizzazione patologica può essere molto fastidiosa e riguarda una cicatrice che potrebbe anche essere piuttosto estesa. Tale ipertrofia cicatriziale, quando non cheloide, si può trattare per migliorarne la resa estetica.
    Alterazioni della sensibilità
Complicanze specifiche

Sono complicanze correlate al tipo di intervento che si esegue: nel nostro caso dobbiamo considerare 2 complicanze importanti correlate alla laparo-addominoplastica, cioè all’intervento più invasivo di cui abbiamo parlato.

  1. Ischemia Ombelicale sino alla necrosi e perdita dell’ombelico con necessità di ricostruzione anche in 2 tempi (Ernia Ombelicale).

    Quando eseguiamo una addominoplastica, l’incisione dell’ombelico dalla cute comporta una interruzione dell’afflusso sanguigno dalla pelle circostante, dal plesso dermico. Successivamente, durante la riparazione dell’eventuale ernia ombelicale potremmo compromettere la vascolarizzazione profonda. 

    Pertanto, in caso di ernia ombelicale esiste il rischio di avere problematiche di tipo ischemico/necrotico a livello dell’ombelico, da piccole aree parcellari a necrosi completa tale da esitare in una perdita dell’ombelico. Molte situazioni intermedie possono essere trattate con VAC Therapy, che consente di rivascolarizzare il tessuto sofferente. Ma nell’evenienza, rara, di necrosi completa ombelicale, si rende spesso necessario un ulteriore breve step chirurgico ambulatoriale per la rimozione della parte necrotica e un periodo successivo di medicazioni eventualmente effettuate con VAC per velocizzare il percorso di guarigione. 

    Il tutto esiterà in una cicatrice tondeggiante ove prima era situato l’ombelico. Una cicatrice migliorabile ma pur sempre una cicatrice, simile all’ombelico ma NON un ombelico. Questo è un rischio che non si può evitare di correre se decidiamo di eseguire una laparo-addominoplastica in presenza di ernia ombelicale. Questa è una rara eventualità, non si tratta di qualcosa di grave, ma sicuramente è una situazione fastidiosa.

  2. Deiscenza di ferita chirurgica a livello dell’intersezione delle branche della T, o comunque della parte sovrapubica della cicatrice, con ritardo di guarigione a volte importante (25-35%).

    Quando decidiamo di sottoporci a una laparo-addominoplastica sappiamo che l’indicazione è, oltre alla riparazione della parete, la necessità di rimozione di lembo cutaneo adiposo. Questo comporta una significativa trazione sul lembo in modo da consentire una rimozione corretta ed efficace del tessuto. La trazione sul tessuto, sui suoi elementi vascolari, quindi, comporta un rischio di ischemia del lembo, con una conseguente difficoltosa cicatrizzazione. La ferita quindi non si chiude, il tessuto adiposo sottostante non si cicatrizza, la ferita si apre (deiscenza di ferita). 

    Anche in questo caso ci vuole pazienza, perché la guarigione richiederà un tempo biologico, eventualmente velocizzato dalla VAC therapy (medicazione a pressione negativa), e la cicatrice finale, in caso di deiscenza, potrebbe non essere esteticamente ottimale, tale da dover o poter essere migliorata in un secondo tempo.

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